mercoledì 2 febbraio 2011

"A scuola non si gioca, SI LAVORA!"

Chi, almeno una volta nel corso degli anni, non ha pronunciato questa frase riducendo inconsapevolmente il gioco ad una attività senza senso, che fa perdere tempo prezioso, che distrae e ostacola l'apprendimento...è vero, talvolta il gioco assume anche questa connotazione, ma troppo spesso noi insegnanti ci dimentichiamo di giocare anche un po' con i nostri bimbi...i nostri 'bimbi speciali' poi, hanno bisogno di sentirci vivi, partecipi, coinvolti nel loro gioco...se poi non sono loro che ci vogliono far entrare perchè "stanno bene anche così"...bè...'rompiamo loro le scatole', avviciniamoci discretamente e, piano piano, insieme a loro e con loro impariamo di nuovo a giocare!
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 Giocare con bambini autistici significa insegnargli veramente (per alcuni sarà la prima volta) a giocare: molti di loro lo faranno per imitazione, quindi impareranno come si gioca. Ecco perché a scuola non si gioca, ma si lavora! Il gioco nel caso dell'autismo può essere la via migliore per superare le difficoltà relazionali, per insegnare a conoscere e gestire la dimensione affettiva, per svolgere attività didattiche. Il gioco diventa una sorta di "metodo globale" del nostro agire educativo-didattico, che diversamente sarebbe monco e riduzionistico. Una didattica inclusiva non può trascurare il ruolo fondamentale del gioco quale contenitore e dispensatore di buone relazioni, di nuove emozioni, di conoscenze interessanti. 

[L' immagine di questo post è stata embeddata da Flickr a questo indirizzo:   http://www.flickr.com/photos/champusuicida/3641047154/ ]

4 commenti:

Monia Pergoloni ha detto...

Ciao Mietta,
ho letto il tuo articolo sul gioco e mi è piaciuta la definizione di "gioco globale". Secondo me si può parlare anche di gioco come linguaggio universale perchè con esso si può comunicare con tutti i bambini, soprattutto con quelli che hanno più difficoltà

Lucia ha detto...

Ciao Monia,
sono Lucia e condivido con te il fatto che il gioco riesca a raggiungere soprattutto i bambini in difficoltà e a veicolare contenuti didattici ed educativi. Per alcuni bambini il gioco è l'unico accesso al sapere e al comprendere, ecco perché l'ho chiamato "gioco globale".

Giovanni ha detto...

Mi associo anch'io alle considerazioni fatte: il gioco è una risorsa che per una molteplicità di situazioni (anche per noi adulti...).
Filippo Bruni

Mietta ha detto...

Chiarisco una questione: gli ultimi due post pubblicati sono frutto di un lavoro di gruppo! Detto questo aggiungo che nell'ultimo gruppo H di uno dei miei bambini, la pedagogista mi ha detto chiaramente: lascia perdere lo schema corporeo i pregrafismi...ciò che chiedo a te come insegnante ora (ma anche alla famiglia) è che tu TI METTA A GIOCARE CON LUI. Questo per sottolineare come il gioco sia senz'altro un fondamentale modo per trasmettere conoscenze ed apprendimenti.